PAOLO.

A volte il senso di tristezza afferra improvviso in un momento qualunque anche quello più insignificante.

Avevo appreso della scomparsa di Paolo Marigo solo pochi giorni prima del raduno di Monselice di quest’anno e la prima percezione alla notizia fu di attonito stupore come accade spesso quando ci comunicano un fatto grave accaduto ad una persona che conoscevamo si, ma non benissimo e con una frequentazione certo non assidua.
Conobbi Paolo Marigo, come tutti gli altri componenti della banda del CX Club, nella lontana primavera del 2002, al secondo raduno CX al quale partecipai come curioso avventore ma senza CX al seguito.
Non ho ricordi di Paolo in quel primissimo incontro, ma lo ricordo invece molto bene nel novembre seguente quando tornai a Pernumia in visita a Maurizio Venturino per mostrare a lui e a tutta la dirigenza dell’allora giovane sodalizio il mio nuovo acquisto.
In una magnifica atmosfera da autunno veneto ci chiudemmo nel tepore di una pizzeria a chiacchierare di Citroen e di vicende personali, ma soprattutto di Citroen: finalmente avevo qualcuno con cui condividere una delle mie ennemila passioni, quella di cui è più difficile trovare altri appassionati, soprattutto in Liguria, regione dove l’aspetto ludico di qualità non è tra i più frequentati.
Nella generale atmosfera allegra e scherzosa Paolo parlava poco, ma si vedeva che stava bene, che si godeva la compagnia. Non è necessario tener per forza banco per star bene insieme agli altri, lui parlava poco, ma mi accorsi che lo faceva sempre a ragion veduta.

Era un meccanico, un meccanico d’altri tempi, uno di quelli che dagli appassionati vengono definiti “vecchi meccanici Citroen”, quelli intelligenti, riflessivi, dall’atteggiamento pacato, magari con le lenti bifocali, che sapevano sempre trovare una soluzione ai tuoi problemi.
Negli anni a seguire ci siamo poi rivisti almeno un paio di volte all’anno, in occasione dei nostri raduni, di qualche riunione o della fiera di Padova che i primi tempi frequentavo golosamente.
Ci si scambiava qualche parola e a volte un gesto o uno sguardo d’intesa quando si parlava di comuni amici o di persone meno gradite e gradevoli.
Era un piacere ritrovarlo lì, con la maglietta del CX Club, con quel suo bellissimo accento veneto (lui che aveva origini anche meridionali!) pronto a darti una mano per farti sistemare la macchina in piazza.
Ed è proprio in quel frangere che quest’anno sono stato investito da un senso di profonda malinconia, quello di cui dicevo all’inizio. Arrivare nella piazza di Monselice, ingranare la retromarcia, guardare nel retrovisore e non trovare Paolo là dietro a gesticolare.

“C’era Paolo fino all’anno scorso che ci faceva posteggiare” mi ha ricordato mia moglie mentre io stavo pensando alla stessa cosa. In quel momento speravo pensasse ad altro perchè ero già abbastanza triste per conto mio. Ma evidentemente Paolo era caro anche a lei.
Non amo la retorica che è sempre brutta quando non ipocrita.
Amo però ricordare ed omaggiare le persone che non sono più tra noi e che meritano di essere ricordate nel migliore dei modi.
Un segno di riverenza alla loro vita, unica, difficile, tragica, bellissima, come quella di noi tutti e non solo di quelli che finiscono sui libri di storia.
E’ con questo spirito che dal prossimo anno il trofeo con cui da anni a Monselice la dirigenza del Club premia chi si è distinto in particolari attività legate al nostro mondo di appassionati del Double Chevron cambierà nome. Da “Sferolo” ad un più pertinente “Trofeo Paolo Marigo” tenuto conto che proprio lo “sferolo” fu una sua idea.

Cos’altro dire?
Nulla. Se non che Paolo continua a vivere nel nostro ricordo.
Non è retorica, non è fantasia, non è speranza: è la pura e semplice verità.

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