DS o CX?
A cura di Maurizio Venturino
Se risulta relativamente semplice, per un appassionato di qualsiasi
Marchio automobilistico, definire quale sia il modello più
rappresentativo della sua Casa preferita, più complesso diventa il discorso
qualora si voglia determinare quale
sia la vettura migliore in assoluto per ciascuna Marca.
Noi Citroënisti poi, ci
riteniamo un’elite, noi non possediamo “macchine”, ma automobili, da
coccolare, vezzeggiare ed amare più di noi stessi, le nostre consorti
lo sanno benissimo e ne subiscono le conseguenze…
Tuttavia penso che su una cosa tutti ci dovremmo trovare d’accordo: i tre modelli della Citroën
che hanno fatto la storia dell’automobile sono stati: la Traction, la
2 CV e la DS.
La prima introdusse la trazione anteriore nella produzione
di serie, la seconda consentì ai francesi di viaggiare sotto un
ombrello, in mezzo ai campi, con una cesta di uova nel baule senza romperne
neppure uno, l’ultima si può definire l’auto del secolo (checché ne dicano
le varie giurie formate da… esperti), per il suo altissimo contenuto
tecnologico .
Nessuna altra vettura in seguito concentrò in sé tante innovazioni in una sola
volta.
Dopo questa doverosa premessa e poiché
le posseggo entrambe, tenterò di fare un’ardito confronto tra DS e CX
prodotte fino al 1979 (Citroën-Citroën!) sperando di non alimentare una
polemica fra i rispettivi proprietari nonché sostenitori.
A
conferma che il confronto è fattibile citerò il numero di novembre 2000 della
rivista Quattroruote, che, nell’ambito della prova della nuova Xara break,
alla voce comfort, accomuna la DS e la CX quale esempio quasi insuperabile di
comodità di marcia.
Dal punto di vista estetico il giudizio è sempre molto soggettivo: è comunque
fuori dubbio che entrambe siano ancora particolarmente attuali, tanto da non
dimostrare assolutamente di essere figlie di progetti ormai datati.
Tutte
e due furono auto che ruppero col passato, anche se la prima in modo maggiore
rispetto alla seconda (ricordiamo la somiglianza
della CX con la GS, la cui progettazione iniziò dopo, e al limite anche
con la SM: berlina a due volumi, sei luci, cofano immenso con piccolo rilievo
sulla destra che funge da presa d’aria).
Entrambe ebbero un’impronta tipicamente Citroën: ruote posteriori parzialmente
coperte, coda rastremata verso il
basso in assenza di un vero e proprio terzo volume, volante monorazza, sedili
molto morbidi ed accoglienti.
Presumibilmente la DS risultò all’epoca della presentazione molto più avanti
per i suoi tempi di quanto non lo sia stata in seguito la CX: infatti nel numero
di dicembre 1956 Quattroruote ne criticava la linea giudicandola solamente
discreta, poiché la coda era ritenuta di audacia eccessiva, inadatta al resto
della vettura.
Curiosamente dieci anni dopo, nel maggio 1966, la stessa rivista migliorava il
giudizio estetico, considerandolo buono, ed inoltre affermava, quale novello
S. Paolo folgorato sulla via di Damasco, che: “passerà molto tempo
prima che si possa considerare superata”.
Miglior
sorte per quel che riguarda l’estetica ebbe la CX presso la stampa all’atto
della presentazione : piacque al punto da ottenere il massimo punteggio ed un
verdetto molto lusinghiero grazie alla sua foggia “modernissima”, solo
successivamente appesantita dall’introduzione dei paraurti in plastica, ma del
resto il mercato si stava facendo sempre più esigente, punendo i modelli che
non presentavano frequenti ristilizzazioni.
Rispetto alla DS, la CX ha dimensioni minori, cosa che le permette di muoversi
un poco meglio nel traffico urbano, ed un coefficiente di penetrazione
dichiarato migliore dell’11%.
Una cosa è certa: entrambi i modelli ebbero un impatto molto forte sul pubblico
che decretò loro un successo immediato.
Per quel che riguarda la abitabilità penso che, anche per il fatto che la DS ha
dimensioni molto più generose, non vi siano dubbi sia lei a vincere il
confronto.
Il
posto di guida della DS risulta insuperabile per le persone di statura superiore
al metro e novanta, in nessuna vettura moderna ci si trova a proprio agio come
al volante della “divina”.
Al contrario la CX ha il volante troppo basso e costringe spesso il pilota a
guidare a gambe divaricate.
Sembra strano che, con le tecnologie già presenti all’epoca, non fosse
possibile ottenere, almeno come optional, il volante regolabile in altezza.
L’abitabilità per i passeggeri, sia anteriormente che posteriormente, è
buona su entrambe le vetture.
A voler essere pignoli, una pecca comune è lo scarso spazio a livello delle
spalle qualora si viaggi in tre sul sedile posteriore.
Grosso punto a favore della DS è la possibilità di caricare sei persone per la
mancanza del tunnel centrale che sulla CX alloggia il cambio.
A proposito della sua posizione al volante o sul pavimento, ognuna delle
soluzioni ha i suoi pro e contro: migliore manovrabilità e velocità quello sul
pavimento, che però comporta la presenza della console centrale; più impreciso
quello al volante, che però permette più libertà di movimento ai passeggeri,
tanto è vero che sta ritornando di moda.
Per quanto riguarda il suo funzionamento, entrambi ( pur essendo quello della CX
più moderno, frutto della collaborazione tra la FIAT e la Citroën, montato
anche sulle Lancia Beta ), soffrono dello stesso difetto: presentano una
notevole ruvidità nell’inserimento della seconda marcia, sia nei passaggi
dalla prima alla seconda, che nelle scalate dalla terza alla seconda.
Pur
mantenendo la stessa meccanica della DS, la CX fu la prima Citroën a montare il
motore in posizione trasversale; per poterlo alloggiare nel cofano, molto più
basso rispetto a quello della progenitrice, si provvide ad inclinarlo di 30°,
anteriormente.
Il motore di 1985 cc, pur non essendo mai stato un fulmine di guerra, sfrutta il
minor peso della CX, che quindi offre migliori prestazioni rispetto alla DS sia
come velocità di punta, che in accelerazione ed in ripresa.
I
progressi maggiori nei confronti della DS si notano nella silenziosità di
marcia: poiché sulla CX il motore è posto praticamente davanti all’assale
anteriore, e quindi distante dall’abitacolo, la sua rumorosità è decisamente
più ridotta, cosa che si apprezza particolarmente nelle versioni a cinque
marce, durante i percorsi autostradali.
I consumi sono pressoché sovrapponibili, e ciò pare strano vista l’identità
del motore e la minore massa, che
avrebbe dovuto favorire la CX in
tale campo.
Notevoli
diversità si rilevano tra le due auto per quel che riguarda lo sterzo, non
tanto nelle versioni senza servosterzo, che richiedono entrambe muscolatura
sviluppata da steroidi anabolizzanti, ma tra quelle fornite di servocomando.
La presenza del Diravi, di
derivazione SM, sulla CX si nota e si fa apprezzare in manovra, consentendo
anche alle signorine più delicate di girare con un dito il volante pure da
fermi.
Questo
sistema però ha l’ inconveniente di non fornire la sufficiente sensibilità
al pilota in caso di marcia sulla neve o, peggio , sul ghiaccio: la sua estrema
sensibilità richiede particolare attenzione di guida per poter calcolare quando
si raggiungano i limiti dell’aderenza.
Inoltre, nei veloci cambi di traiettoria o nei percorsi ricchi di curve, può
dare fastidio il “punto morto” presente in posizione neutra che da’ luogo
ad un istante di gioco eccessivo.
Poche differenze si notano a riguardo di frizione e freni: in entrambe le
vetture la prima ha una corsa lunga ed i secondi sono di risposta istantanea: è
sufficiente mostrare la suola della scarpa al pedale del freno che già l’auto
è ferma!
Per pura civetteria vorrei ricordare che le Citroën a sospensioni
oleopneumatiche mi risultano essere le uniche ad avere il pedale del freno più
basso di quello dell’acceleratore.
Orbene, si parla tanto di sicurezza, ma immaginate quanti metri si percorrono
viaggiando a cento all’ora, nei pochi centesimi di secondo che occorrono per
sollevare il piede dall’acceleratore per
portarlo sul freno.
E’ mai possibile che nessuno abbia pensato che è più naturale, oltre che più
veloce, effettuare un unico movimento verso il basso?
La
tenuta di strada è sempre stata uno dei punti di forza di tutte le Citroën,
dalla antica Traction fino ai giorni nostri.
A
mio giudizio, per quello che può contare il parere di un guidatore assai
tranquillo, che non sfrutta mai al limite le vetture, ma che se le gode ad una
andatura ”turistica”, il comportamento su strada è molto simile, cioè
più che sicuro in tutte le condizioni.
Obiettivamente si rileva che, sia la DS che la CX, hanno la carreggiata
posteriore molto più stretta rispetto a quella anteriore: ben 20 centimetri in
meno la DS, solo 10 la CX.
Ciò conferisce alle auto, se viste in marcia da dietro l’impressione, che si
è persa sulle Citroën moderne, che viaggino “oblique”.
Quindi i punti di appoggio sul terreno formavano un trapezio, e ciò sicuramente
influenzava l’ottima tenuta di strada.
Le differenze che si possono rilevare sono due: il più elevato beccheggio e
coricamento laterale in curva della DS per la diversa taratura delle
sospensioni, indubbiamente più morbide, e la diversità di guida sul ghiaccio,
con gomme non invernali, dovuta, come già ricordato, non tanto ad una minor
tenuta di strada, ma soprattutto alla superiore
sensibilità dello sterzo della CX.
Personalmente
ritengo addirittura che si adatti meglio alla guida in condizioni di strada
innevata la DS con gomme Michelin X da 165X400 con cerchi monobullone, rispetto
sia alle ultime DS che alle CX, in quanto quel modello, con quel tipo di
gommatura, dava al guidatore la sensazione di poter controllare in modo migliore
la vettura.
Il comfort di entrambe è molto elevato, soprattutto se paragonato a ciò che
offriva all’epoca la concorrenza.
Tuttavia sia la DS che la CX soffrono le cunette che attraversano
trasversalmente il senso di marcia: in tale caso tendono ad irrigidire il
posteriore, creando qualche fastidio ai passeggeri seduti dietro.
Senza
dubbio risulta più curato il comfort acustico della CX nei confronti di quello
della DS: la posizione del motore lontano dall’abitacolo e la presenza delle
cornici dei finestrini che riducono il fruscio aerodinamico presente sulla DS
alle alte velocità, rendono la CX più silenziosa della DS, almeno fino a
quando le cerniere, sottodimensionate per difetto del progetto, sostengono le
portiere nella loro corretta posizione.
Il bagagliaio era capiente in entrambe le vetture, ovviamente quello della CX più
piccolo rispetto a quello, molto grande, della DS, talmente profondo da
richiedere la capacità di un contorsionista per disporre i bagagli a ridosso
dello schienale posteriore.
Per ciò che riguarda gli allestimenti interni e gli accessori, si devono
paragonare tra di loro le versioni Special e Comfort e le versioni Pallas.
La
base della gamma, costituita dalle Special e Comfort, era veramente povera con
grande abbondanza di materiali plastici, a mio avviso di qualità superiore
sulla DS rispetto alla CX; un esempio su tutti: i pannelli delle portiere della
CX che, dopo qualche anno, tendevano a staccarsi dalle loro sedi, a seccare
miseramente, crepandosi al solo sguardo.
Miglior
figura faceva la CX nella sua versione Pallas: poteva almeno sostenere il
confronto con la DS, e, grazie ad un progetto più moderno, in alcuni casi, come
sulla dotazione degli accessori, riusciva pure a vincerlo.
Tuttavia, a proposito di finiture, la
leggenda narra che molti concessionari sconsigliassero a chi possedeva una DS
Pallas la sua sostituzione con la
CX, almeno fino a che non fosse entrata in listino la corrispondente versione
Pallas, ed è certo che più di uno di questi abbia ricomprato la propria DS
dopo aver visto e provato le prime CX!
Naturalmente l’impressione di povertà non poteva colpire chi proveniva da
macchine di altre marche (leggi Fiat 132).
Nonostante
ciò essa fu a suo tempo apprezzata sia in Italia che in Europa, dove ottennero
più successo che da noi le versioni con il motore 2400-2500 benzina.
Senza contare poi che al momento della presentazione della versione 2500 GTI
turbo anche Citroën poté finalmente contare su una ammiraglia in grado di
contrastare le vetture tedesche non solo sul piano del comfort, come ai tempi
della DS 23 iniezione, ma anche su quello delle prestazioni.
Grazie
ad un turbocompressore Garret riusciva a raggiungere la potenza di 168 CV a 5500
giri, ed una velocità di 220 chilometri all’ora.
Contribuì pure al successo europeo la presenza sul mercato della versione
Diesel.
L’esperienza della Citroën nel campo delle automobili a gasolio prima della CX
si limitò al modello 11UD Diesel con cilindrata di 1766 cc, nelle versioni sia
commerciale che familiale prodotte nel 1937.
Fu
una esperienza fallimentare tanto è vero che in Francia non fu neppure inserita
nel listino, mentre invece apparve ufficialmente, nella sola versione familiale
a sei luci, nel listino inglese, rimanendovi per un anno.
Quindi possiamo dire che la CX fu la prima vettura Citroën non commerciale ad
usufruire di tale tipo di propulsore, ed anche
in questo caso lasciò il segno: nel 1983 la versione 25 Turbo Diesel risultò
essere il Diesel più veloce al mondo con una velocità massima di 174
chilometri orari.
Nel
complesso concludiamo affermando che, se la CX perde il confronto con la DS, lo
perde non per KO, ma per pochi punti, e comunque, rispetto a quest’ultima, si
presta maggiormente ad un uso quotidiano sia per le minori dimensioni che per le
migliori prestazioni (quanti Diessisti lasciano in garage la loro Dea e
viaggiano in CX…).